Wall Street ha chiuso in leggero ribasso, mentre a Kong Kong la situazione è rimasta relativamente tranquilla dopo gli scontri di ieri nelle strade del distretto finanziario. Dow Jones e S&P500 -0,25%, Nasdaq -0,1%.
Leung Chun-ying, il governatore di Hong Kong che i dimostranti vorrebbero cacciare, ha chiesto la fine delle manifestazioni ed ha negato che l’esercito cinese sia pronto a intervenire per disperdere la folla e riprendere il controllo del centro della città.
Gli investitori restano comunque nervosi. L’indice Hang Seng perde l’1,2%, Shanghai piatta, Seul -0,5%,Mumbay -0,1%.
Tokio -1,1%. La produzione industriale del Giappone, in agosto, ha registrato una contrazione dell’1,5% rispetto a luglio: il consensus si aspettava un incremento dello 0,2%.
I future sulle borse europee anticipano un avvio in rialzo dello 0,2%.
Stamattina attesi i dati delicati sull’inflazione nella zona euro. Il consensus si aspetta un rialzo dei prezzi al consumo dello 0,3%, in ulteriore peggioramento dal +0,4% di agosto.
Italia. Non pensiamo che la riforma del mercato del lavoro proposta da Renzi sarà da sola in grado di rivoluzionare il nostro Paese. Sarebbe pur sempre un altro passo avanti importante sulla strada delle riforme.
Analisi tecnica borse. Oggi si chiude un trimestre piuttosto nervoso per i principali listini. Wall Street si avvia ad incamerare una performance leggermente positiva (ad oggi +1%), irrobustita per noi europei solo dal poderoso rafforzamento del dollaro (circa il 7,5%). Piazza Affari ad oggi perde il 3% circa e paga, insieme al resto della zona euro, i dati deludenti sulla crescita. Il quadro di fondo generale resta comunque ancora rialzista.
FtseMib (20.526, -1,3%). Molta volatilità di breve con continui cambi di tendenza che rendono rischioso e spesso poco proficuo il trading di brevissimo. I paletti da monitorare rimangono l’ostacolo in area 21.500 punti e il supporto a 20.200 punti.
Brasile (Bovespa 54.625, -4,5%). Seduta burrascosa quella di ieri per la Borsa brasiliana, arrivata a perdere oltre il 6% a seguito della diffusione degli ultimi sondaggi che danno in rimonta la presidente della Repubblica Dilma Rousseff, non troppo apprezzata dai mercati. Anche il real è scivolato sui minimi da aprile contro euro (3,10). Si può sfruttare la volatilità per acquisti. Eventuale stop a protezione della posizione in caso di chiusura sotto 52mila punti.
Variabili macro.
Petrolio. Modesta reazione dopo la prolungata flessione. Brent a 97,2 usd da 96,6 usd di ieri. siamo poco sopra i minimi degli ultimi due anni. Il quadro di fondo rimane negativo. Monitoriamo i supporti strategici a 90 usd.
Oro. Oggi 1.216 usd. Continua a oscillare intorno ai minimi da gennaio 2013. Stiamo pronti ad approfittare di un eventuale approdo verso i supporti strategici a 1.200/1.180 usd per attivare acquisti di trading.
Forex. Euro/Dollaro (1,269). Il dollaro sta per chiudere un trimestre d’oro su attese di un ritocco dei tassi che, si badi bene, al momento non c’è ancora stato. E’ stata pienamente raggiunta la nostra area target verso 1,29/1,27 che dovrebbe quanto meno avviare un consolidamento perchè rappresenta un’importante fascia di sostegno di lungo periodo. Prendiamo profitto, ricordiamo per la cronaca che i primi acquisti di dollari suggeriti da Websim sono scattati a quota 1,40. Per aprire posizioni più strategiche attendiamo rimbalzi verso 1,31/1,33.
Bond periferici. Qualche tensione in Grecia ha risospinto il rendimento del decennale ellenico fino al 6,4% dal minimo dell’anno di inizio settembre al 5,47%. C’è attesa dell’incontro che il governo di Atene avrà con i rappresentati del FMI. La Grecia potrebbe ritrovarsi di nuovo nei guai a seguito della decisione, per ora solo annunciata, di voler rinunciare al sostegno finanziario erogato al momento del salvataggio. In questo modo il Paese risparmia sui pesanti interessi che deve pagare, dall’altra parte però, c’è il timore che senza la liquidità in arrivo dal piano di aiuto finanziario, Atene si avvii di nuovo verso il default. Per ora il movimento rientra nella normale logica delle prese di profitto. Qualche allarme sorgerebbe in caso di ritorno del rendimento decennale oltre il 7%.